Qual è un corretto rapporto PFN/EBITDA?

Qual è un corretto rapporto PFN/EBITDA?

Possiamo dire che il rapporto PFN/EBITDA is the new black” ...nel senso che è divenuto un indicatore particolarmente “di moda”.

  • Ma perché è così importante?
  • È vero che è così utile?

In estrema sintesi il rapporto PFN/EBITDA esprime in “quanti anni” un’azienda è in grado di ripagare i debiti finanziari contratti ove utilizzasse la totalità dei suoi flussi operativi “potenziali” (EBITDA) per tale finalità; esso indica anche in quanto tempo la società potrà saldare il suo debito (ad esempio il valore di 4 indica che l’impresa è in grado di ripagare il debito in 4 anni).

In tal senso il rapporto PFN/EBITDA è divenuto molto conosciuto come “indice di sostenibilità del debito”.

Tutto oro quello che luccica?

Ovviamente no!

Occorrono dei distinguo ma ciò che è innegabile è che si tratti di un indice di solidità molto importante, in quanto sinteticamente esprime il livello di indebitamento di una società e, per tale motivo, è molto diffuso presso intermediari finanziari e professionisti.

Cominciamo a studiarlo più nel dettaglio.

  • Al numeratore troviamo la PFN, ossia la posizione finanziaria netta, data dalla somma algebrica di debiti finanziari al netto della liquidità disponibile. Essa rappresenta la quantità di debito, squisitamente finanziario che l’azienda ha in essere, al netto delle sue disponibilità liquide. È chiaro che se un’impresa stesse sfruttando fisco e fornitori per finanziarsi oltre le normali consuetudini la PFN non censirebbe tali fattispecie facendo magari apparire sostenibile il debito un’impresa non ineccepibile nella gestione finanziaria…
  • Al denominatore troviamo, invece, l’EBITDA, ossia il margine operativo derivante dalla gestione caratteristica di un’impresa. È dato dai ricavi al netto di consumi, costi fissi e variabili, costi generali e amministrativi. L’EBITDA indica la capacità dell’azienda di generare flussi di cassa dalla propria attività operativa ma anch’esso non è esente da rischi e punti di attenzione: si immagini un EBITDA “artatamente” gonfiato da un delta di magazzino in crescita anomalo; avremmo l’impressione che l‘impresa produca redditi quando un’analisi più profonda (quale la redazione del rendiconto finanziario) ci fornirebbe l’evidenza che buona parte dell’EBITDA è assorbita da un delta in crescita del capitale circolante.

Tanto premesso, qual è il “numero magico” che il rapporto PFN/EBITDA deve assumere?

È del tutto intuitivo che all’aumentare del valore del rapporto PFN/EBITDA diminuisce la capacità dell’azienda di ripagare il debito contratto. Al contrario, minore è il valore e maggiore sarà la capacità dell’impresa di produrre ricchezza e quindi in grado di saldare il debito.

Per gli istituti di credito, anche a seguito delle asset quality reviews degli anni passati, il valore rapporto non deve superare il limite di 6.

Il valore assunto dal rapporto viene utilizzato, anche se grossolanamente, come spartiacque che separa le imprese solvibili da quelle che potenzialmente avranno difficoltà a ripagare il credito concesso divenendo imprese classificate in stage 2 ai sensi dell’IFRS 9.

Il valore di 6, tuttavia, è già foriero di allarmi. In tal senso gli istituti di credito considerano, quindi, accettabili valori di PFN/EBITDA inferiori almeno a 5.

Cosa abbiamo capito?

PFN/EBITDA è un indicatore davvero interessante e performante per l’analisi finanziaria ma non è esente dallo stigma che affligge tutti gli indici di bilancio: la sintesi, che può portare ad esprimere giudizi affrettati e addirittura fuorvianti se non accompagnata da un’analisi a tutto tondo.

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