Il tema delle imposte è solitamente “sgradito”...
In questo contributo ne affrontiamo un aspetto apparentemente semplice, dietro al quale si nasconde, tuttavia, un meccanismo “diabolico”.
Parliamo del meccanismo di “saldo e acconto” per le imposte.
In cosa consiste?
Molto semplicemente, il contribuente a debito di imposta immagina di versare quanto deve (ovvero il mero “saldo”) e di chiudere la partita per quell’anno col fisco.
Troppo semplice!
Nel nostro sistema fiscale oltre a versare il saldo si è tenuti a versare anche “l’acconto” per l’anno successivo.
Ma come funziona in pratica?
Il saldo si riferisce precisamente al pagamento dell’imposta relativa all’anno precedente, calcolata sulla base della dichiarazione dei redditi presentata in quell’anno.
L’acconto consiste, invece, nel pagamento anticipato dell’imposta relativa all’anno in corso, calcolata in via presuntiva.
Quindi in tutto e per tutto un doppio pagamento!
Vediamo nel dettaglio.
Il saldo dell’anno precedente viene versato tramite il pagamento in una unica soluzione scadente il 30 del mese di giugno ovvero in rate mensili (fino a 7 nel 2024).
Invece l’acconto relativo all’anno in corso viene pagato in due rate: la prima entro il 30 giugno, per un valore pari al 50% dell’acconto e la seconda entro il 30 novembre per il restante 50%.
L’importo complessivo dell’acconto viene calcolato in via presuntiva sulla base del reddito imponibile dell’anno precedente.
Ma come vengono determinati gli importi degli acconti da versare?
Esistono due diverse modalità per il calcolo:
Se si utilizza il metodo storico, per determinare l’importo relativo agli acconti si fa rifermento ai redditi dell’anno precedente. Ad esempio, immaginiamo che le imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi 2023 siano pari a 2.000 €. Il primo acconto da versare nell’anno in corso sarà quindi pari a 1.000 € (il 50% di 2.000). Entro il 30 giugno bisognerà versare quindi 3.000 € (2.000 € di saldo se non rateizzato + 1.000 € il primo acconto). Entro il 30 novembre dovremo, poi, versare i restanti 1.000 € (relativi al secondo acconto sull’anno in corso).
Se facciamo, invece, riferimento al metodo previsionale (utile per chi sta palesemente registrando redditi in calo), per determinare l’importo da versare relativo agli acconti occorre operare una stima del valore dell’acconto in base al reddito stimato dell’anno in corso. In questo caso dovremo fare molta attenzione, in quanto in caso di stima errata ci sarà richiesto il pagamento di sanzioni!
Quindi: sempre versamenti di tasse doppi?
Non sempre fortunatamente!
Se è un “acconto” servirà ben a qualcosa! Infatti, l’acconto di imposte in bilancio non rappresenta un costo bensì un credito fiscale che si registrerà all’attivo. Immaginate di determinare imposte per 2.000 € sui redditi del vostro primo anno di attività: l’anno successivo verserete 4.000 € ovvero 2.000 € a saldo e 2.000 € in acconto.
Immaginate ora per il secondo anno di mantenere lo stesso reddito e quindi le stesse imposte: cosa accadrà?
Che avrete sempre un saldo da versare da 2.000 € ma questa volta avrete un acconto da 2.000 € già versato da compensare; ergo verserete 0 a saldo e solo 2.000 € in acconto.
Immaginate ora che per il terzo anno i redditi raddoppino e quindi anche le imposte: cosa accadrà?
Che avrete un saldo da versare da 4.000 € di cui solo 2.000 € coperti dall’acconto; occorrerà versare gli ulteriori 2.000 € a saldo cui si assommeranno 4.000 € in acconto per un totale di 6.000 €.
Benvenuti nel mondo del fisco nostrano!
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