In economia, diciamocelo, la stabilità è la condizione più auspicabile. Con condizioni stabili è più semplice programmare ed assumere decisioni nonché è più semplice interpretare lo scenario; tuttavia, la stabilità porta anche scarsità di opportunità che i sommovimenti invece possono creare.
La prossima "instabilità", da più parti auspicata, potrebbe essere il calo dei tassi di interesse verso livelli “normali”.
Che effetti potrà avere questo movimento e perché le banche centrali hanno così timore a ridurre i tassi?
La risposta alla seconda parte del quesito è in realtà abbastanza semplice ma nasconde alcune importanti insidie: un calo dei tassi potrebbe dare nuovo carburante all’inflazione liberando potere di acquisto di famiglie e imprese.
Normalmente allora le banche centrali associano al calo dei tassi il processo di riduzione contestuale della disponibilità di moneta (col c.d. “quantitative tightening” o QT) in modo che gli intermediari finanziari lavorino sugli “spread”: il denaro costa meno ma è disponibile minor liquidità e, quindi, si possono aumentare gli spread sui prestiti facendo sì di fatto che il calo dei tassi abbia effetti in via più graduale.
Ma è proprio sul quantitive tightening che FED e BCE hanno le armi “spuntate”…
Come mai?
L’immissione di moneta nel sistema è stata di magnitudine tale (qualcuno l’ha definita “gargantuesca”) che una importante parte di moneta è stata ri-depositata presso la FED e BCE stesse attraverso il c.d. reverse repo.
Si tratta di operazioni di pronti contro termine che i fondi monetari perfezionano con le stesse banche centrali: nel 2023, attraverso questo canale, sui mercati Usa è tornata liquidità per circa 1.500 miliardi di dollari contro un ritiro di liquidità di 920 miliardi attraverso il QT.
Ciò ha creato il singolare effetto di spingere ancora di più il mercato azionario mentre il rialzo dei tassi attirava i risparmiatori verso gli stessi fondi monetari che potevano offrire maggiori rendimenti (in genere investono nel settore obbligazionario) grazie ai tassi in crescita.
Cosa accadrà nel 2024?
Il calo dei tassi potrebbe causare un ulteriore aumento del fiume di liquidità sui mercati finanziari, in particolare quello azionario, per ben tre ordini di motivi:
E se tutte queste dinamiche fossero concausa di una nuova ondata inflattiva?
Gli scenari macroeconomici sono tutt’altro che semplici da interpretare e la mancata conoscenza di anche solo un fattore può impattare sulle previsioni di contesto. Come sempre il ruolo delle banche centrali risulta determinante ma abbiamo appreso come certe manovre quali enormi quantitative easing possano sfuggire dal controllo delle banche centrali stesse.
Da un lato, la prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse verso livelli più "normali" porta con sé la speranza di un rilancio economico, attraverso l'aumento del potere d'acquisto di famiglie e imprese. Dall'altro, tuttavia, tale movimento solleva preoccupazioni riguardanti il possibile riacutizzarsi dell'inflazione e il complesso equilibrio tra il fornire stimoli economici e il mantenere la stabilità dei prezzi.
Autore: Ivan Fogliata
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